La guerra è madre di tutte le cose. Divagazioni semiserie di un cuore irriducibilmente anarchico
domenica 31 maggio 2009
Non è ingiusto solamente chi commette il male
"Non è ingiusto solamente chi commette il male, ma anche e soprattutto colui che lascia o che consente che quegli lo commetta. Senza di te - senza tua la maggioranza "silenziosa" - non c'era lui e siamo tutti responsabili di tutto a questo mondo, come dicono San Paolo e Sant'Agostino."
Si avvicinano e le elezioni e il referendum, come al solito siamo chiamati ad esprimere il nostro voto per eleggere democraticamente (???) i nostri rappresentanti e per esprimere il parere su una proposta di legge poco discussa e dai contorni inquietanti.
Voteremo per le Europee potendo esprimere le preferenze e potremo scegliere tra candidati che non conosciamo e che sono stati scelti dai vertici dei partiti. Personalmente voterò, in base al principio più volte enunciato, per un rinnovamento anagrafico e di esposizione. Un voto quasi al buio sui nomi e con la speranza che almeno una parte degli ideali propugnati siano ancora validi e portati avanti con coerenza nelle sedi appropriate.
Voterò la lista Rifondazione Comunista-Comunisti italiani-Socialismo 2000.
Per il referendum voterò NO perché ci sono serie possibilità che il quorum venga raggiunto e non si può correre il rischio che vinca il sì. Il mio pensiero sul referendum è esposto nei due precedenti post.
Coloro che voteranno sì, si accolleranno tutta la responsabilità ben enunciata dalla frase sopra riportata.
La frase iniziale, che si riferisce a Mussolini ma adattabile anche ai nostri giorni, è tratta da "Fascio e martello Viaggio per le città del Duce"- Antonio Pennacchi - Laterza 18€
Ma d'altra parte (non credo stupisca nessuno, date le mie simpatie anarchiche...) devo pur differenziarmi in qualcosa, no?
Quindi, ecco le mie "variazioni sul tema": fortunatamente nella mia circoscrizione sono candidati compagni che conosco e stimo - magari non proprio di primo pelo, anzi! ma l'equazione giovane=rinnovamento non mi ha mai convinta, quindi... - e darò loro la mia preferenza perché possano fare in Europa il lavoro che hanno iniziato in Italia.
A dirla proprio tutta, ho avuto parecchie indecisioni perché, se potessi, ne voterei anche qualcuno di più... e non sono nomi di sconosciuti.
Però anche al centro conosco qualcuno che potrei consigliare... :)
Ciao Gap, grazie!!!
E mi raccomando - a tutti gli altri: attenzione a come votate, perché il voto utile è una sviolinata che serve solo a due partiti, sì, proprio quelli che cominciano con PD...
giovedì 28 maggio 2009
Riflessioni di una cittadina non proprio qualunque...
Detesto i pettegolezzi. Penso che chiunque abbia il diritto di avere una vita privata senza doverla per forza sottoporre al vaglio del pubblico – anche se sono cresciuta con il motto “il personale è politico”, ma ovviamente il senso era leggermente diverso.
Ho infatti aborrito la campagna che si è scatenata quando il sottosegretario Sircana (governo Prodi) è stato fotografato con un trans (ma saranno anche fatti suoi? Non siamo tutti uguali, ma la Costituzione garantisce – quantomeno in teoria – pari dignità a qualsiasi scelta, no? Poi uno può decidere di uscire allo scoperto, come Vendola, o – ammesso che sia tutto vero – tenerselo per sé, senza bisogno di cercare motivazioni riprovevoli a tutti i costi. Penso a me: dovessi mai decidere di sbattezzarmi, non penso che me ne vergognerei proprio, ma sicuramente non mi farebbe piacere che questo fatto venisse pubblicizzato. Non per me, ma per i miei genitori. E comunque tutto questo non avrebbe alcuna influenza su come la penso e su come mi comporto). Ma l’ultima gazzarra scatenata dal comportamento “poco ortodosso” del nostro PdC esula dal privato, non solo perché si potrebbe anche parlare di abuso di potere nei confronti di una minore – ok, con il beneplacito della famiglia: peggio ancora! – ma anche perché il già poco edificante episodio è stato poi condito con menzogne a raffica. Riporto un articolo illuminante de “la Repubblica”, 26 maggio:
LA STORIA. La "verità" del padre di Noemi e le falsità del Cavaliere
Il ricordo di Elio Letizia non coincide con quello di Berlusconi
La prima ammissione in un rosario di bugie: "L'ho vista sempre in compagnia dei genitori".
Ma poi è il premier stesso a dire...
di GIUSEPPE D'AVANZO
Si può immaginare che a Palazzo Grazioli ci sia come "un'unità di crisi", per lo meno dal 3 maggio quando Veronica Lario ha lanciato il suo j'accuse politico contro il marito premier. Si può immaginare uno staff (ne ha preso le redini l'avvocato Niccolò Ghedini?) che mette insieme i cocci delle troppe contraddizioni; tiene i contatti con i protagonisti e sotto controllo coloro che potrebbero diventarlo; influenza il lavoro delle redazioni e la comunicazione politica; coordina le dichiarazioni pubbliche e le interviste dei co-protagonisti; distribuisce servizi fotografici, utili a fabbricare una realtà artefatta: lo si è visto con le performance di Chi (Mondadori).
Se questa "unità di crisi" è davvero al lavoro a Palazzo Grazioli, va detto che il suo impegno è mediocre e dannoso per Berlusconi che dovrebbe avvantaggiarsene per uscire dal cul de sac in cui lo hanno cacciato, dopo dodici giorni, le troppe parole bugiarde scandite nei primi giorni dell'affaire e l'imbarazzato silenzio opposto alle dieci domande che Repubblica ha ritenuto di dovergli rivolgere.
Lunedì 25 maggio, ieri, avrebbe dovuto essere il giorno della riscossa. Domenica, i ricordi di Gino Flaminio, l'operaio di 22 anni legato sentimentalmente a Noemi Letizia dal 28 agosto 2007 al 10 gennaio 2009, aveva mandato per aria il tableau manipolato senza sapienza (Repubblica, 24 maggio). Non era vero che la famiglia Letizia né tanto meno il padre di Noemi, Elio, avevano una lunga amicizia con Berlusconi, sostiene Gino. Il premier telefonò alla minorenne Noemi per la prima volta soltanto nell'ottobre del 2008, soltanto sette mesi fa. Le telefonò direttamente. Nessuna segreteria. Nessun centralino. Le disse parole di ammirazione per la sua "purezza" in un pomeriggio, per la ragazza, di studio. Dopo quel primo contatto ne seguirono altri, e poi - come ha ammesso la giovane Noemi - incontri a Roma, a Milano e la vacanza di dieci giorni a Villa Certosa in Sardegna (26/27 dicembre - 4/5 gennaio) a ridosso del Capodanno 2008, rivelata da Gino.
Questa verità andava prontamente contrastata. L'"unità di crisi" decide che ad opporvisi subito debba essere il padre della ragazza. Berlusconi approva l'iniziativa e l'anticipa alla stampa. "Vedrete che il padre della ragazza chiarirà ogni cosa in un'intervista, dirà lui della genesi dei nostri rapporti" (Corriere, 25 maggio).
Così è stato. Il signor Elio Letizia, dopo categorici rifiuti ["Non ho alcuna intenzione (di spiegare come ho conosciuto Berlusconi)", Oggi, 13 maggio] decide di offrire al Mattino la ricostruzione dell'incontro con il premier, il come e il quando, il ricordo del primo incontro tra il presidente del consiglio e la giovane figlia. Contemporaneamente, anche il premier rievoca con il Corriere quel primo incontro con Noemi. Ne vengono fuori due racconti divergenti, l'ennesima verità che cancella le precedenti versioni pubbliche, altre gravi incoerenze.
Forse si ricorderà che Berlusconi ha detto di aver conosciuto Elio Letizia perché questi era "l'autista di Craxi" (Ansa, 29 aprile). La familiarità politica era stata, in quei giorni, invocata anche da Anna Palumbo, madre di Noemi: "Berlusconi ha conosciuto mio marito ai tempi del partito socialista" (Repubblica, 28 aprile).
Ancora Berlusconi, nella puntata di Porta a porta del 5 maggio (titolo, "Ora parlo io") aveva ripetuto che quell'amicizia antica aveva il colore della passione politica. Il premier ha rivelato di essere volato a Napoli per discutere con Elio Letizia di candidature alle Europee. Dunque, in questa prima versione "congiunta", i riferimenti sono Craxi (fugge ad Hammamet il 5 maggio del 1994) e il partito socialista (si scioglie il 13 novembre del 1994). Se ne deve dedurre che l'amicizia di Berlusconi con Elio Letizia, nata "ai tempi del partito socialista", risale a un periodo precedente al 1994, ad oltre quindici anni fa.
Nell'intervista al Mattino, Elio Letizia liquida per intero la quinta politica dell'amicizia. Non azzarda a dire che è stato un militante socialista né conferma di aver discusso con il presidente del consiglio chi dovesse essere spedito al parlamento di Strasburgo. La prima, insignificante stretta di mano, "nulla di più", avviene nel 1990 (Berlusconi si occupa di tv e calcio), dice Letizia, mentre la "vera conoscenza ci fu nel 2001" quando Craxi non c'è più e il suo partito è liquefatto, dunque sette anni dopo "i tempi del partito socialista". Elio sa - racconta - che a Berlusconi piacciono "libri e cartoline antiche" e nelle sale dell'hotel Vesuvio (maggio 2001) gli propone di regalargliene qualche esemplare. L'idea piace a Berlusconi e Letizia lo raggiunge, poco dopo, a Roma per mostrargli le più belle "cartoline di Secondigliano", dove Elio è nato e vive. Nasce così un legame che diventa un'affettuosa e partecipata amicizia quando Anna e Elio Letizia sono colpiti dalla crudele sventura di perdere il figlio Yuri in un incidente stradale. Berlusconi si fa vivo con una "lettera accorata e toccante". Letizia decide di presentare la sua famiglia al presidente del consiglio nel "dicembre del 2001": "A metà dicembre io e mia moglie andammo a Roma per acquisti e, passando per il centro storico, pensai che fosse la volta buona per presentare a Berlusconi mia moglie e mia figlia"
(il Mattino, 25 maggio).
Questa è la versione dalla viva voce di Elio Letizia, dunque: il capo del governo "per la prima volta vide Anna e Noemi" nel dicembre del 2001 non in pubblico ma nella residenza privata del premier, a palazzo Grazioli, o a Palazzo Chigi. Noemi ha soltanto dieci anni.
Il ricordo di Elio Letizia non coincide con quello di Silvio Berlusconi.
La memoria del capo del governo disegna un'altra scena decisamente differente da quella che ha in mente Elio Letizia. Quando Berlusconi ha incontrato per la prima volta Noemi? "La prima volta che ho visto questa ragazza è stato a una sfilata", risponde il premier (Corriere, 25 maggio). Quindi, in un luogo pubblico e non nei suoi appartamenti pubblici o privati. Non nel 2001, come dice Elio, ma più avanti nel tempo perché Noemi avrebbe avuto l'età adatta per "sfilare" (quattordici, quindici, sedici anni, 2005, 2006, 2007).
Non è il solo pasticcio che combina l'"unità di crisi" immaginata.
Le incoerenze che si ricavano dalla lettura dei due racconti consegnati alla stampa per "il lunedì della verità" sono almeno altre due.
Berlusconi sostiene di conoscere "la famiglia di quella ragazza da più di 10 anni", quindi da molto più tempo di quel che ricorda Elio che ammette di aver conosciuto personalmente il presidente del consiglio nel maggio 2001 e gli presenta la sua famiglia (la moglie Anna e la figlia Noemi) in dicembre. Otto anni fa e "non più di dieci".
Contraddittorie anche le ricostruzioni della serata del 19 novembre 2008 quando il premier invita Noemi a Roma in occasione della cena offerta dal governo alle griffe del made in Italy, raccolte nella Fondazione Altagamma. La ragazza siede al "tavolo numero 1" accanto al presidente e a Leonardo Ferragamo, Santo Versace, Paolo Zegna.
Dice il capo del governo: "Ho visto Noemi non più di quattro volte, l'ho già detto, e tre volte in pubblico. A Roma, accompagnata dalla madre. A Villa Madama". Nella rievocazione di Berlusconi, Elio non c'è, non è presente. Noemi è accompagnata dalla madre Anna.
Nei ricordi di Elio, Anna non c'è e le cose andarono così: "[Noemi] più volte aveva espresso il desiderio di vedere una sfilata di moda dal vivo e avevo chiesto al presidente di accontentarla. Fummo invitati a Roma. Noemi andò subito a Villa Madama. Io rimasi a palazzo Grazioli con Alfredo, il maggiordomo, con il quale vedemmo la partita dell'Italia, un'amichevole con la Grecia". (il Mattino, 25 maggio).
Nel racconto di Elio, non c'è alcun accenno ad Anna, la moglie non è presente a Roma quel giorno, il 19 novembre, né durante il viaggio in treno né a Villa Madama né a palazzo Grazioli dinanzi alla tv con Alfredo, il maggiordomo.
Se le incoerenze di questo affaire invece di sciogliersi s'ingarbugliano ulteriormente con l'ultima puntata, si deve registrare la prima ammissione di Silvio Berlusconi dopo dodici giorni. Nel corso del tempo, il capo del governo ha sempre detto di aver visto Noemi "non più di quattro volte e sempre accompagnata dai genitori". Oggi concede, dopo le rivelazioni di Gino Flaminio, l'ex-fidanzato di Noemi, di aver ospitato la ragazza a Villa Certosa per il Capodanno 2008 senza i genitori: "E' vero, è stata ospite a casa mia a Capodanno insieme a tanti altri ospiti, non capisco perché debba costituire uno scandalo".
Vale la pena ragionare ora sulla parola "scandalo" scelta da Berlusconi. Scandalo non è una festa di Capodanno, naturalmente. Scandalose sono le troppe scene contraddittorie, alcune inventate di sana pianta ("Elio era l'autista di Craxi"; "Ho discusso con Elio di candidature"; "Ho sempre visto Noemi accompagnata dai genitori"), che il premier ha proposto all'opinione pubblica per giustificare il suo legame con una minorenne e smentire le accuse di Veronica Lario. Ma c'è in queste ore un altro scandalo e prende forma giorno dopo giorno quando un "caso politico" che interpella il presidente del consiglio - quindi, un "caso Berlusconi" - si trasforma in un "caso Noemi" che piomba come un macigno sulle spalle di una famiglia senza potere, nascosta in un angolo di Portici, alle porte di Napoli. Una famiglia oggi smarrita dal clamore che l'assedia, disorientata nell'affrontare una tensione che non è pronta a fronteggiare, priva di punti di riferimento nell'impresa di proteggere se stessa e il futuro di una figlia. C'è uno squilibrio evidente che non rende onore al più potente che chiede al più debole di difenderlo. Uno squilibrio che diventa impudente quando gli avvocati del premier minacciano di "azioni civili" e quindi economiche Gino Flaminio, un operaio che guadagna mille euro al mese, "colpevole" di aver raccontato una "verità" che centinaia di persone hanno avuto per sedici mesi sotto gli occhi.
Appare cinico il calcolo di Berlusconi e la pretesa dei consiglieri dell'"unità di crisi": deve essere la famiglia Letizia a spiegare, a raccontare, a dimostrare. Quest'urgenza, che con ogni evidenza è di Berlusconi non dei Letizia, spinge alla luce del sole una famiglia sempre riservata e gelosa della sua privacy. La obbliga ad affrontare la visibilità delle copertine dei settimanali e la curiosità dei media.
I Letizia non devono spiegare niente a nessuno, in realtà. Non sono né Noemi né Anna né Elio i protagonisti di questo affaire. Il "caso politico" ha un unico mattatore, Silvio Berlusconi, "incaricato di un pubblico servizio". E' questa responsabilità che rende necessario che il presidente del consiglio risponda alle domande che Repubblica gli ha posto. Quelle domande non nascono da un ghiribizzo, ma dalle incoerenze di una versione che non ha retto, finora, alle verifiche ed è apparsa presto soltanto un rosario di menzogne.
Sono le tre accuse di Veronica Lario ("frequenta minorenni", "non sta bene", fa eleggere "vergini che si offrono al drago") e le repliche bugiarde del capo del governo all'origine di questo "caso" politico. Non una ragazza e una famiglia di Portici.
(l’originale è qui: http://www.repubblica.it/2009/05/sezioni/politica/berlusconi-divorzio-3/prime-ammissioni/prime-ammissioni.html)
A me i rapporti tra i Letizia e Berlusconi non interessano. Mi interessa però avere un capo di governo onesto (e lo so che chiedo la luna…). Uno che chieda il voto ai cattolici ed esegua tutte le volontà del Vaticano perché ne è convinto, non per puri fini elettoralistici, anche se, logicamente, ne preferirei uno che parlasse più da laico e considerasse che, se di fronte alla Costituzione siamo tutti uguali, non è logico fare leggi che vanno bene solo ad una parte. Ma è l’ormai annosa questione del divorzio, per dirne una: il fatto che ci sia una legge che lo permette – neanche tanto all’avanguardia, se vogliamo proprio essere puntigliosi – non significa che un cittadino deve PER FORZA divorziare: se è contento del suo matrimonio perché buttarlo all’aria? Mentre ovviamente se la legge stabilisce che non si può porre fine ad una vita di sofferenze (la propria) con l’autodeterminazione dichiarata in tempi non sospetti finisce che se un essere pietoso mi aiuta a liberarmi di un peso è perseguibile penalmente. Ma torniamo in tema: uno che, per quanto unto, ha quasi due divorzi alle spalle non è che può pensare di venirmi a fare la predica sui valori della famiglia, tanto per capirci (ma la chiesa, quella che difende i valori della vita e della famiglia, quella dei dieci comandamenti, perché sta zitta?). Uno che racconta frottole peggio di Pinocchio non può pensare di essere credibile. Uno che per stare a galla ha bisogno di leggi su misura non può pensare di vincolare gli altri al rispetto delle leggi – e questo indipendentemente dal suo nome: fosse successo a Prodi, avrei scritto lo stesso, anzi pure peggio perché dai candidati della “mia” parte pretendo di più, in termini di coerenza ed etica. Se poi, orrore e raccapriccio, fosse capitato ad un comunista, sarei stata tra i primi ad esporlo al pubblico ludibrio. Certo, con le prove, sennò è puro pettegolezzo, è lapidare prima di aver acclarato fatti e responsabilità.
E infatti il punto, per me, è questo: sono così ottimista che potrei anche crederci, che il cavaliere e la ragazzina sono amici di famiglia – senza tirare in ballo cose “strane” tipo “Harold & Maude”, per capirci. Non è poi così impossibile che un amico/a dei genitori si affezioni ad un figlio/a dei medesimi, e non c’è neppure alcunché di male se i due si incontrano da soli: quante volte sono andata alla fiera, io decenne o giù di lì, con il marito dell’amica di mia madre! O al cinema con un altro adulto maschio, amico di famiglia, senza che venissero scatenati tuoni fulmini e saette!
Ma… ecco, c’è una piccola differenza – ed è il motivo per cui ho scritto questo post. Non è il profilo decisamente più basso dei protagonisti delle “mie” storie. E’ il fatto che noi, se qualcuno avesse domandato qualcosa, avremmo dato una versione univoca, senza contraddizioni e mezze verità. Perché se non c’è niente da nascondere, a chi giova farlo?
E qui i casi sono due:
1) i rapporti tra i due sono un po’ meno limpidi di quanto il cavaliere e la sua ciurma si affannino a far credere - e questo posta ad un’altra considerazione, squallida quanto sconvolgente: si sa che la miseria fa fare cose “strane”, ma ci rendiamo conto dell’abisso in cui ci siamo fiondati, chi più chi meno consapevolmente? Pur di emergere, far carriera, “apparire”, buttiamo le nostre creature in bocca ad un mostro xxxenne per il solo fatto che ha il potere…
2) la loro conoscenza è effettivamente limpida – e allora la logica conseguenza è la domanda: perché impiastricciare tutto? Forse perché, nonostante il continuo richiamo alla famiglia, non si può fare a meno di strizzare l’occhio (sempre in termini di guadagno elettorale) a chi magari pensa che “il Silvio è proprio tosto, si fa anche le minorenni”?
Non è mia intenzione offendere i – tanti – cattolici o quantomeno non comunisti con questa mia ultima affermazione sottostante, ma mi viene proprio da pensare che l’anticomunismo di Berlusconi sia talmente radicato da fargli aborrire la celebre frase “la verità è rivoluzionaria”… quindi, meglio raccontare balle!
mercoledì 27 maggio 2009
IN DIFESA DELLA DEMOCRAZIA, IN DIFESA DELLA COSTITUZIONE
Sono giornate molto pesanti, in cui le parole gravano come macigni, e se l’argomento di queste parole sono la Democrazia, il Diritto, la Giustizia, il rischio è che questi macigni si trasformino in frane, di quelle che travolgono interi paesi cancellandone la storia, cancellandone la civiltà, rinnegandone l’etica.
Mancano due settimane alle elezioni europee, nel nostro Paese questo appuntamento, a causa delle parole-macigno del capo del governo, rischia di assumere caratteristiche che vanno ben al di là del risultato puramente elettorale.
Una cosa soprattutto assume un importante valore politico: la coesione che travalica le sigle, di un fronte di difesa democratico della Costituzione e delle Istituzioni .
Attualmente sono cinque i soggetti politici che partecipando alla competizione europea possono rappresentare questo fronte: i due cartelli elettorali di sinistra, il PD, IDV-Di Pietro e UDC.
Dei cinque partiti o movimenti il PD è l’unico che, ad oggi, sostiene la campagna dei referendum di riforma della legge elettorale. Nell’eventualità che il referendum passi ci ritroveremmo con un sistema che prevederà premio di maggioranza al partito di maggioranza relativa (non alla coalizione) e innalzamento della soglia minima di sbarramento. Risultano evidenti due cose: che una minoranza del paese, ma in possesso di una maggioranza relativa, avrebbe uno strapotere e una consistente porzione di elettori non avrebbero rappresentanza parlamentare.
In questi giorni è davanti gli occhi di tutti l’inaudito attacco alle istituzioni da parte del capo del Governo. Credo che proseguire sulla strada del referendum sarebbe come iniettare cellule malate in un corpo che già sano non è.
Il PD deve uscire dall’equivoco e riconoscere che il tema del referendum è di fatto superato da una evidente emergenza democratica e che sarebbe un suicidio della democrazia anche solo ipotizzare leggi che diano maggiori poteri agli organismi di governo.
La democrazia è un sistema di governo con evidenti imperfezioni, ma anche con importanti anticorpi che normalmente impediscono la degenerazione. Il nostro compito è quello di far sì che non calino le difese immunitarie insite nella nostra Costituzione.
Una rinuncia da parte del PD ad appoggiare e sostenere il referendum potrebbe inoltre raccogliere il consenso di molti compagni che non riconoscendosi nell’area dei due cartelli elettorali di sinistra, si troverebbero nell’imbarazzo di un voto all’Italia dei Valori, che pur essendo un partito di sicura opposizione a Berlusconi, non rappresenta la cultura di sinistra, o di una astensione, in quanto non si sentirebbero sufficientemente tutelati proprio in funzione del referendum liberticida.
Blog promotori:
A sinistra - loris
ilrusso
mente persa
L’eco dell’Appennino - pierprandi
Vengo da lontano ma so dove andare - Gap
PS. Chi condivide questa richiesta copi e incolli sul proprio blog il post senza aggiungere o togliere nulla possibilmente segnalando l’adesione a uno dei cinque blog promotori o alla seguente mail indemocrazia@yahoo.it
venerdì 22 maggio 2009
Emigrazione: una "lettera" provocatoria
Ho trovato questa "lettera" nel blog dell’amico il Russo
"Cari lombardi ed emiliani, bianchi cristiani ed ariani, forse è meglio parlarvi con chiarezza prima che accada l’irreparabile. Noi siamo cinque miliardi. Yoruba e pashtun, azeri e moldavi, tamoul e roma, banghal e dogon guarani e alawit. Insomma negri, ma tanti. E non smettiamo di crescere di numero mentre voi lombardi ed emiliani bianchi cristiani ed ariani tendete verso l’estinzione, quanto a numero forza e intelligenza.
Abbiamo sentito il viso pallido che avete scelto come dittatore, dichiarare che l’Italia non è un paese multietnico. La stirpe italiana di pura razza ariana non deve contaminarsi? Spiace dovervelo dire, ma le vostre nonne e bisnonne hanno già concepito milioni di figli con saraceni libanesi e turchi. Ma non è questo il punto. In realtà quello che vi spaventa è l’idea di spartire la ricchezza che avete accumulato nei vostri forzieri e nei vostri frigoriferi con noi, che siamo cinque miliardi e abbiamo fame.
Negli ultimi cinquecento anni avete invaso le nostre terre, sequestrato i nostri figli per farli lavorare come schiavi nei campi di cotone o nelle fabbriche, avete bruciato le nostre capanne e violentato le nostre donne. Ci avete sfruttati rapinati e uccisi e sulla nostra miseria e morte avete costruito la vostra civiltà. Ma non vogliamo rinvangare il passato. Facciamo finta di niente. Parliamo di adesso.
Adesso le frontiere sono aperte per i vostri capitali, che vengono nei nostri paesi a farci lavorare duro per salari di fame, e in cambio a noi non resta niente perché il profitto va nelle vostre banche. Noi avevamo capito che le frontiere fossero aperte anche per gli esseri umani, invece ci arrestate appena arriviamo nella vostra terra, ci chiudete in campi di concentramento, addirittura ci respingete in mare, senza rispettare neppure le vostre leggi, e ci mandate a morire in qualche campo di sterminio.
Allora abbiamo deciso di scrivervi questa lettera.
Ci sono due possibilità a questo punto.
La prima è che facciamo uno sforzo di comprensione reciproca. Noi siamo disposti a venire nei vostri paesi per lavorare con le nostre braccia giovani dato che voi non siete più in grado neppure di reggervi in piedi. Siamo disposti a occuparci dei vostri vecchi che perdono la memoria e il senno in numero crescente. Siamo disposti a collaborare per rendere la convivenza più civile, siamo disposti a scambiarci esperienze e conoscenze, a imparare la vostra lingua se ci permettete di frequentare le vostre scuole, siamo disposti a rispettare le vostre regole se tengono conto del fatto che ci siamo noi, e che abbiamo gli stessi diritti che avete voi.
Ma se non riuscite a capirlo rapidamente, se insistete nel volerci sfruttare senza darci in cambio neppure un letto, un permesso di soggiorno, il diritto alla scuola e alle cure mediche, se continuate a comportarvi come dei nazisti, che è esattamente quel che sta facendo il vostro presidente del consiglio e quella banda di razzisti analfabeti che vanno in giro con le camicie verdi, se continuate a diffondere odio razzista ed ammazzare i nostri fratelli, allora le cose andranno a finire molto male. Finora siamo stati pazienti perché sappiamo che gli italiani sono poveracci che fino a qualche anno fa emigravano come noi, ma da qualche tempo vi siete montati la testa e credono tutti di essere diventati divi della TV, mentre non siete che foruncolosi miserabili coglioni terrorizzati perché sapete bene di essere solo i più poveri tra i ricchi, o forse i più ricchi tra noi poveri.
Se volete la guerra l’avrete, ma sappiate che noi siamo abituati a soffrire, a vivere in condizioni difficili, a tollerare il caldo e il freddo, a sopportare cose che nessuno di voi sa neppure immaginare. Se volete la guerra molti di noi moriranno, ma molti di noi stanno già morendo adesso. Voi non siete abituati a quello che potrà capitarvi, e non ci soffermiamo sui particolari.
Ritirate le vostre leggi razziste, aprite le vostre frontiere a chi è costretto a fuggire dai territori che il colonialismo ha devastato. Concedete agli stranieri che lavorano un permesso di soggiorno. E fate presto perché il vostro tempo sta per scadere.."
Sotto questo testo, che mi ha fatto un po’ paura, ci sono cinque miliardi di firme.
Non sto a trascriverle perché il tempo stringe.
Che differenza c'è?
lunedì 18 maggio 2009
Antirazzismo: restiamo umani!
Rilancio dal blog di Loris:
A tutti i dirigenti della Sinistra Italiana
Un secondo barcone di sventurati è stato respinto e ricondotto in Libia. Quanti erano? Non è importante. 100,… 20… ,…1, non ha importanza. sono stati violati dei diritti e a violarli è stato il governo del nostro paese. Questi diritti violati costeranno a povera gente che sfuggiva a guerre massacri e fame in alcuni casi tortura e morte. Ho fatto una carellata veloce e più o meno tutti i dirigenti della sinistra , con toni più o meno diversi, hanno parlato, scritto, condannato.
Non Basta!!! A fronte di questa infamia c’è un’esigenza precisa, ineludibile, che la sinistra dia una risposta unica e compatta antirazzista . Non possono esserci distinguo e non può essere una campagna elettorale che spegne il nostro sdegno.
Chiedo che questo appello venga raccolto e si concretizzi nel giro di poco tempo nella risposta della Sinistra italiana contro al razzismo, contro l’intolleranza e per ristabilire i diritti di asilo e di accoglienza.
PS. Chi condivide questa richiesta copi e incolli sul proprio blog il post senza aggiungere o togliere nulla. E’una richiesta minima ma di enorme significato. Facciamoci sentire tutti insieme in un’unica manifestazione o in cento città contemporaneamente.
Loris
Da Repubblica - (Audio) il dramma dalle carceri libiche
Da Repubblica - testimone nigeriano
Dall'Unità - Le leggi razziali ci sono gia
Dall'Unità - Berlusconi : no all'italia multietnica
Da La Stampa - La Cei: l'Italia è già multietnica
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Aggiornamenti
Ha aderito all'appello e rilanciato sul proprio blog Socialismo 2000 Cesare Salvi
Caro Loris, per quanto mi riguarda sulla pelle il sudore ha lo stesso colore. E non importa se il lavoratore sia bianco, nero o giallo lo sfruttamento che lo riduce schiavo è lo stesso, per questo sosterrò ogni iniziativa antirazzista.
Un caro saluto.
Oliviero Diliberto
Il sito di Nichi Vendola ha aderito e rilanciato l'appello
Il sito dei Socialisti Per la Rosa nel Pugno ha aderito e rilanciato l'appello
Marco di Schiavi o Liberi integra con questa informazione:
GENOVA - MARTEDI' 12 MAGGIO 2009 ore 11 IN LARGO LANFRANCO (DI FRONTE A PREFETTURA) PRESIDIO ANTIRAZZISTA PER IL DIRITTO DI ASILO E D'ACCOGLIENZA
venerdì 1 maggio 2009
Buon Primo Maggio...
... a chi il lavoro ce l'ha
a chi ce l'ha più o meno
a chi l'ha perso e non lo trova più
a chi nemmeno lo cerca più
a chi lo cerca e non lo trova
a chi si accontenta di lavoretti
a chi se lo inventa
a chi ci muore
a chi ci spera
a chi ci crede
a voi tutti
tranne a chi lo sfrutta.
Quest'anno l'euromayday sarà anche a Roma.